Voulez vouz… ?
Ovvero quando a Palazzo Farnese ho trovato l’Arco di Trionfo ricolmo di macaron made in Santabona
‘Ammamma, goditi questa bellezza. Immergiti nei colori e nei suoni. Assapora ogni sensazione e pensa che te lo sei guadagnato. Immagino i fiori! Siamo fieri di te!
Mia madre ha quell’innata capacità di vedere in ogni cosa l’aspetto bello, immaginifico. Sorride con gli occhi, ti emoziona con semplici parole, perché lei spinge ad andare oltre, anche se resta con l’ansia che le trapassa il cuore in ogni avventura dei suoi cuccioli. E chi non lo farebbe?

Altare della Patria, prospettiva taxi
Beh, nella mia mini trasferta a Roma, lei ha intravisto tanti aspetti che al mio cuore e alla mia anima forse erano sfuggiti.
Quei retaggi che io, invece, credo di averli quasi sepolti o messi da parte anche per effetto dello champagne, che camerieri in livrea bianca servivano a fiumi; per l’atmosfera di eleganza da farmi sentire sospesa su Palazzo Farnese quasi a fluttuare tra sedie, banchetti pieni di golosità italiane e francesi, e macaron di tutti i gusti e colori.
Riannodo i fili…

Programma della Festa nazionale francese
Lo scorso 13 luglio, grazie a Francesco Marino, pasticcere calabrese e founder di Santabona Macaron, sono approdata a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese in Italia, per celebrare la festa nazionale dei nostri cugini d’Oltralpe.
Quell’afa che avvolge Roma a luglio non l’avevo dimenticata: certo, ai tempi dell’università mica uscivo alle 4 di un sabato pomeriggio con un vestitino elegante (blu di pizzo), con scarpe chic (tacco normale, anche per le dritte di Francesco sui giardini di Palazzo Farnese) e trucco leggero, a bordo di un taxi. Al massimo mezzi pubblici, corse per non perderli, e viso trafelato. Conosci la sensazione?

Arco di Trionfo con macaron ripieni di caramello
Afa, afa, afa.
«Sarà una bella esperienza», dico a Claudia Losardo, la wonder, compagna di questa avventura. Sorride. Stiamo programmando questo viaggio di un giorno e mezzo nella Capitale da mesi, da quando Francesco, alias Santabona, ci ha invitate. Non ce lo siamo fatte dire due volte: quindi tra turni a incastro, pezzi per il giornale, prenotazioni e affanni vari per i treni, siamo arrivate a Roma la sera prima della festa.

io e wonder
Intanto, Francesco da giorni era rintanato nel suo laboratorio della Caffarella, polmone verde di Roma, per l’installazione. La sera prima ci ha inviato una foto del suo Arco di Trionfo tutto di macaron. Almeno di un pezzo della sua creazione che poi ha trasportato e montato a Palazzo Farnese.
Questo edificio, a un tiro di schioppo da Campo de’ Fiori, “Santabona” lo conosce bene: da anni l’ambasciata sceglie i suoi macaron per deliziare gli ospiti che partecipano ai festeggiamenti del 14 luglio. Una bella impresa per questo ragazzo calabrese partito dal nulla, carico di bagagli e di idee.

Francesco e parte del suo staff, festa 2018
Che cambio di prospettiva. Guardare l’installazione di macaron in foto fa un certo effetto, ma osservarla da vicino, con quell’odore di mandorle e ganache che ti inebria i sensi, ti trasforma in un’estimatrice d’arte: ti avvicini all’Arco di Trionfo, guardi ogni particolare; ti allontani, ne scruti le prospettive, le misure; ti riavvicini. Stupore. Felicità.

prospettiva di archi
A te non costa nulla. Per me è una fonte di soddisfazione enorme.
Ogni movimento intorno a questo “delizioso” Arco di Trionfo è accompagnato da un “wow”, “c’est merveilleux” o “mizzica”, espressione quest’ultima che noi calabresi del Tirreno cosentino usiamo in abbondanza (dipende però dal tono; il mio era di stupore, di splendida sorpresa).

acquolina in bocca
Prima dell’arrivo degli ospiti (oltre mille e cinquecento) Francesco e il suo staff sono alle prese con l’allestimento del banchetto: macaron di tanti colori pastello; alzatine che associano cromatismo a gusto, tanto da farti venire voglia di prenderle, nasconderti in un angolo controllato da agenti in borghese e sicurezza, e iniziare a mangiare tutti i macaron, uno a uno, con calma, mentre tutto il resto scorre.

Il mio gusto preferito
E poi vasetti con bouquet di peperoncini a dare un tocco di Calabria in mezzo all’atrio che iniziava a riempirsi.

Alzatine deliziose
L’inno di Mameli e la Marsigliese suonati dalla fanfara dei Carabinieri; il discorso dell’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset, sulle bellezze che uniscono l’Italia, la Francia e l’Europa; gli applausi; l’emozione; gli inchini; i baciamano come nessuno mai aveva fatto a questa giornalista-blogger-receptionist-traduttrice-equilibrista calabrese: tutto è un vortice spazzato via, all’improvviso, da una frase dell’ambasciatore che ha rallegrato tutti: «Adesso champagne».

Allons enfants de la Patrie…
E qui scatta la melodia di Peppino Di Capri… “champagne, per brindare a un incontro!”. Quasi un portafortuna per tutte le persone che ho conosciuto a questa festa, parlando di Calabria, di gusto, forza e resilienza.

Selfie calabrese, Claudia wonder, Francesco “Santabona” e io
Al banchetto di Santabona è un via vai di gente. Francesco, Daniela, Alessandro e gli altri dello staff sorridono, servono con gentilezza; spiegano i gusti di questi dolcetti che sono diventati, per questo calabrese di Marcellina (frazione di Santa Maria del Cedro, sulla costa tirrenica cosentina), una via per scoprire e conquistare, a suon di gusto, l’Italia e l’estero.

cocco e peperoncini
«Gli agrumi li prendo dalla mia terra, con un rapporto diretto con i produttori locali. Stare qui, a questa festa che fa da preludio all’estate, a un incontro concreto tra comunità, è un’emozione grande», sussurra Francesco Marino. Gli brillano gli occhi. Per l’installazione ha lavorato tutte le notti per una settimana intera. È stanco ma entusiasta. Ogni tanto aggiusta il cappello da pasticcere, dispone dei macaron colorati su dei vassoietti in vetro e li allunga agli ospiti.

Nei giardini di Palazzo Farnese
Ma tu hai mangiato qualcosa: la voce della mamma chioccia al telefono irrompe. Sono sul terrazzo di Palazzo Farnese, in una sera romana di metà luglio, con luna che accende i pensieri e ti rinfresca l’anima, soffitti costellati da dipinti, finestre immense sulla Capitale, strette di mano, nuove conoscenze, salotti e drappi. Racconto, a questa donna che mi ha insegnato l’arte del bello e delle gentilezza, quanto sto vivendo. Le emozioni.

Installazione sul terrazzo
È in questo frangente che esordisce con la sua frase, dicendomi di essere fiera di me. Inutile dirle che non ho fatto nulla (nemmeno mi sono imbucata a questa festa!); che questa Roma, la stessa città che, ai tempi universitari, ho amato e odiato a mesi alterni, per una notte ha fatto da tappeto per la mia passeggiata in mezzo ai ricordi, quelli belli.

Quanto ce la tiriamo, ottenove
In un dolce connubio di speranza e certezze che nutre l’anima e la mente.

Soffitti come quelli di casa
Ps grazie a Francesco Marino e a tutto lo staff Santabona per avermi regalato questa splendida opportunità;
all’ambasciatore francese che ci ha ospitato;
ai tanti che, non conoscendomi, mi hanno ringraziato per il sorriso e imparato a dire “ottenove” e rispondere “foramalucchiu”, anche con accento francese;
a Claudia; a Elena e Olga;
ai coraggiosi umili.
Una serata indimenticabile tra macaron, Champagne e persone stupende. Questo racconto è bellissimo. Complimenti.
Grazie Olga cara.
Bello incontrare tra i macaron e la luce della luna, donne propositive, umili e gentili come te e Elena.
Ottenove a te!