Le sculture in legno artigianali di Giacomino Cervo

Giacomo Cervo scultore davanti fontana

Più che un’intervista, quella con lo scultore autodidatta Giacomo Cervo è stata una lezione di vita, in cui modelli la passione, la speranza e le onde per essere serena. Entrare nella sua casa a Fuscaldo paese, con un terrazzo che si affaccia sul Mar Tirreno, è come trovarsi in un museo.

Le sue opere in legno sono, infatti, disseminate ovunque. Giacomino (così lo chiamano tutti) con il suo bastone sale e scende le scale, entra nelle stanze, prende ogni sua scultura e la osserva. Poi racconta tutti gli aneddoti che racchiude e sorride.

E io, qui a raccontare un’altra bella storia di Calabria, mi sento un’osservatrice privilegiata nel sentire questo 91enne che mi parla di Caronte, Renzo e Lucia, e di un mascherone in pietra nella fontana della sua Fuscaldo.

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Dal pongo al legno: come nascono le opere del maestro Cervo

 

colonna in legno Iliade

Iliade, particolare

“Nella vita bisogna credere nel destino. Che poi in fondo te lo crei tu. Insomma, trovare il giusto cammino per essere felici. Quando prendo in mano gli scalpelli e lavoro un pezzo di legno, mi sento su un’altra dimensione. O meglio, mi sentivo: questa artrite mi ha costretto a fermarmi, ma sento il profumo dell’ulivo, la forza della creatività, la voglia di far tanto altro ancora”, dice Giacomino mostrandomi le mani.

Dopo alcuni lavori lontano dalla Calabria, da giovane è ritornato nella sua terra. Nel 1969, con la moglie Ines – una donna dolce e innamorata – aprono un negozio di abbigliamento nel centro storico di Fuscaldo. Gli affari vanno bene.

Eppure il destino per Giacomino ha la forma di una manina, quella della figlia Marialuisa, e di palline di pongo da modellare. “Un giorno mia figlia entra in negozio. Era piccina. Doveva plasmare degli animaletti con il pongo. E mi chiese di aiutarla. Ci ho preso così gusto che mi sono detto di provare a far lo stesso con il legno”.

Gli faccio notare che il materiale è davvero diverso come anche la lavorazione. Ma Giacomo, dall’alto dei suoi 91 anni, mi guarda e mi risponde: “E se non sentivo quella voce dentro, chi l’avrebbe ascoltata?”.

Legno, pietra e argilla: la produzione dell’autodidatta Cervo

A circa 45 anni, Giacomo inizia così da autodidatta a lavorare il legno. Aveva una proprietà con alberi di noci. Il materiale che gli servirà per tante sue sculture. “Mi svegliavo alle 4 del mattino, con la voglia incredibile di lavorare nel mio piccolo laboratorio. Ci rimanevo ore, dimenticando anche di mangiare. All’inizio ho provato con delle figure. Vedevo pian piano gli animali prendere forma. Poi con personaggi di fantasia immersi nella cultura e nella storia fuscaldese. In quelle postume, ci sono tratti anche di compaesani”, mi racconta.

Per tutti i giorni, per oltre 45 anni, Giacomino costruisce sculture lignee: i primi errori vengono soppiantati da tratti man mano più perfetti. Poi, non contento di questa sfida, ne intraprende un’altra: creare opere in pietra. Così, non lontano dai portali dei famosi scalpellini fuscaldesi, Cervo comincia a cimentarsi con le lastre in pietra locale e dopo anche con l’argilla. Ne nascono dei manufatti che raccontano la passione per i dettagli, per il mondo intorno.

Con noi, nel grande soggiorno di casa Cervo, oltre a Ines c’è anche Mimmo Maio, presidente della sezione di Fuscaldo “Italia nostra onlus”. Si sta occupando del catalogo cartaceo delle opere di Giacomino, la cui pubblicazione è prevista per Pasqua. E non solo: è supporto, insieme a tutta l’associazione, per la creazione del Museo Cervo che potrebbe inaugurare alcune sezioni quest’estate.

L’inferno di Dante e i Promessi Sposi nelle colonne in legno

 

scultura in legno noce figura donna

Lucia, Promessi Sposi

Appena entrata nella casa di Giacomino e Ines, mi accolgono delle colonne lignee. Lucide, affascinanti, lì a testimoniare il grande talento di questo scultore. Sembra di toccare con mano la storia.

Ce n’è, infatti, una che riproduce i personaggi della Divina Commedia. “Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando”. Prima di spiegarmi come l’ha costruita, Giacomo declama il passaggio più importante su Caronte. E, con le mani, passa sopra quelle figure e quelle frasi che si attorcigliano su questa scultura in legno, dedicata al Sommo Poeta.

“Non ho avuto modo di studiarla a scuola, ma una volta letta me ne sono innamorato. Caronte non poteva mancare nelle mie opere. Come neanche Renzo e Lucia”, spiega. La precisione delle linee è sorprendente: pensare che sono state realizzate a mano da un autodidatta non sfiora neanche la mente.

Un’altra colonna, realizzata a mano da Cervo, si snoda nella storia dei Promessi Sposi. Poco più avanti, nell’atrio di casa fanno bella vista altri pilastri in legno di noce sull’Iliade e sulla storia di Fuscaldo.

Difficile tenere a mente quante opere ci sono in casa: la vasta produzione di Cervo conta oltre 200 sculture artigianali in legno, pietra e in argilla.

L’amore per Fuscaldo e il Museo Cervo

Ogni parete del primo piano di casa Cervo è ricoperta da scenografie e bassorilievi lignei. Molti raccontano di Fuscaldo: a guardare questi quadri, pare di osservare le scene di vita di anni fa, quasi a sentire le voci dei personaggi ritratti e i rintocchi delle chiese del centro storico.

Giacomino posa il bastone e appoggia le mani sul corrimano che ha costruito lui. Con lo sguardo, mi soffermo su stemmi, animali, cornici. E poi ancora presepi e bauletti.

“Mi sono pentito di aver venduto i miei primi lavori in legno. È come aver perso dei figli. So che il paragone potrebbe essere forte, ma è quel che sento. I presepi in noce li ho prestati per delle esposizioni. Credo, infatti, che l’arte vada condivisa. Anni fa ho donato un mascherone in creta alla fontana di Fuscaldo paese (la chiamano “Abbeveratoio”). Ci vado ogni giorno per vedere se è in ottime condizioni”.

Salgo e scendo con lui i piani della splendida casa. A volte io ho il fiatone, Giacomo invece tira dritto, parlando senza sentire il peso dei suoi anni. Mi trasmette un entusiasmo per la vita, che mi fa tornare a casa così grata e felice.

“Stiamo lavorando a questo Museo, in cui le persone potranno vedere le mie opere. È aperto a tutti, gratis. Non vedo l’ora di poterlo inaugurare. Ringrazio Mimmo per il lavoro che sta facendo. Ecco, non penso alla mia età. Cammino per i vicoletti di Fuscaldo, recitando il rosario. Mi guardo intorno. Vorrei più vita, più socialità in queste stradine quasi sempre deserte. Ma ho trovato la mia dimensione e sono felice per quel che ho”.

Ottenove

N.B. Foto concesse da Mimmo Maio e Giuseppe Perrotta (grazie!)

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