Carmelo Avolio: tra ghironda e organetto suono la Calabria
Ciuffo con il gel, sguardo timido e una grande custodia stretta tra le mani. Quando, in una giornata di dicembre, incontro per la prima volta Carmelo Avolio, 19enne di Guardia Piemontese (Cs), è come se due mondi avessero trovato il ponte per comunicare. Io, logorroica fino allo sfinimento, lui che invece dosa ogni parola.
Ma tutto poi si capovolge quando Carmelo apre quella sacca nera e impugna la ghironda. Così inizia a parlare con le note e io resto senza parole.
Tutto normale, verrebbe da pensare, se non fosse che questo ragazzo ha imparato l’organetto a 2 bassi (quello usato per la tarantella calabrese), il tamburello, la lira calabrese e la chitarra da autodidatta.
E, con il sostegno del centro culturale “Gian Luigi Pascale”, ha conosciuto la ghironda: amore a prima vista. Così le note dell’inno occitano fanno da sottofondo a questa bella storia di Calabria, dove l’unione fa davvero la forza, descrive sul pentagramma delle emozioni la musica del cuore.
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Com’è iniziata la passione per la musica di Carmelo Avolio
“Avevo 9 anni e con i miei eravamo al Santuario della Madonna del Pettoruto a San Sosti. Tra le bancarelle, vidi un organetto a giocattolo. Chiesi a mio padre di comprarlo e da quel giorno ho cominciato a girare per casa sempre con questo organetto. Cercavo di capire come si suonava e ne usciva sempre qualcosa. Mio padre intuì la mia passione e così a 13 anni mi iscrisse a lezioni di musica”, racconta Carmelo.
Una volta a settimana Pierfrancesco, il padre, lo accompagnava a Fuscaldo dal maestro Antonio Grosso per imparare l’organetto a 8 bassi.
“Non ho mai incontrato difficoltà. L’ho imparato facilmente, anche grazie al maestro. Ma l’amore per la musica mi ha escluso dagli altri miei coetanei che preferivano il calcio. Il liscio, la tarantella, tutta la musica popolare mi riempiva già da allora le giornate”.
Ora che di anni ne ha 19, la comitiva di amici è bella compatta e tutti sono lì ad ascoltare le armonie di Carmelo, a ballare le tarantelle che suona.
Orecchio musicale e organetto a 2 bassi per la tarantella
“Appena sento una canzone, la riesco a riprodurre. Ho imparato diversi strumenti a orecchio, certo sperimentando e facendo errori da cui imparare per migliorare. Tre anni fa, ho acquistato dall’artigiano Domenico Marrara di Reggio Calabria un organetto a 2 bassi. È quello che si suona per la tarantella calabrese. Ma non ci sono spartiti. Tutto è a orecchio. Ho imparato a suonarlo presto, anche vedendo i video su Internet”.
Ama così tanto la tarantella, specie quella reggina, che nelle sue parole sempre dosate c’è un picco quando dice che questo genere è sottovalutato. Giovane com’è non si capacita, tanto da invitare tutti ad ascoltare i suoni e le parole della musica popolare calabrese.
Mentre imparava l’organetto a 2 bassi – ora lo suona benissimo – Carmelo ha acquistato anche la chitarra e la lira calabrese, che si è fatto costruire dallo stesso artigiano dell’organetto. E ha imparato, da autodidatta, a suonarli entrambi.
“Avverto una forte curiosità per questi strumenti che non so descriverla. Ho voglia subito di conoscerli, di entrare in relazione con la tradizione musicale e con il bagaglio che ci porta, suonando”.
Com’è arrivata ghironda occitana nel centro “Pascale”
Che cos’è la ghironda? In occitano questo strumento a corda sfregata la chiamano “la viola”. La vibrazione non è riprodotta però da un arco bensì da una ruota.
“Nelle valli occitane d’Italia, la ghironda era la compagna di strada dei suonatori ambulanti. Grazie a Sergio Berardo, leader dei “Lou Dalfin”, il più famoso gruppo occitano del mondo, mi sono messa in contatto con Jean Claude Boudet. Volevamo acquistare per il nostro centro una ghironda: doveva essere bella e funzionale. Così da esporla nel nostro Museo e suonarla nelle ricorrenze e nei festival”, racconta Gabriella Sconosciuto, coordinatrice delle attività del “Pascale”.
E chi meglio di Boudet per esaudire questo sogno? “Erede della plurisecolare tradizione di liuteria che si è sviluppata a Jenzat, piccolo centro dell’Auvernia, all’estremo nord delle terre occitane, Boudet ci ha costruito una splendida ghironda. La stessa che, in due giorni molto intensi con Sergio Berardo, ha imparato a suonare Carmelo. Siamo così orgogliosi di lui”, dice Gabriella.
Musica è… suonare la ghironda con Berardo e Prestia

Avolio, Berardo e Prestia in concerto
Davanti alla mia finestra c’è un uccellino/ tutta la notte canta, canta la sua canzone. È la prima strofa dell’inno occitano “Se chanto”.
La sento sussurrare da Gabriella mentre Carmelo prende la ghironda e, con sguardo innamorato, inizia a suonare questa melodia. Nel centro “Gian Luigi Pascale” è come essere immersi in un tempo lontano, se non fossero per quei jeans strappati di Carmelo e le macchine che ogni tanto passano sotto la finestra.
A novembre, a Guardia Piemontese c’è stato il Festival delle Riforme culturali. Per l’occasione è venuto anche Sergio Berardo. “Per due giorni mi ha insegnato a suonare la ghironda. Staccavamo solo per il pranzo e la cena. Ho assorbito tutti i preziosi consigli che mi dava questo eccezionale artista che ringrazio per essere stato così generoso con me. Mi ha trasmesso un’eredità e ne sono onorato”.
L’emozione poi è stata tanta quando Carmelo Avolio, Sergio Berardo e Francesca Prestia – unica cantastorie donna calabrese – hanno ammaliato tutti con l’esibizione calabra-occitana.
“Suonavo con questo musicisti straordinari la ghironda. Non ero imbarazzato, intimorito. Mi sentivo immerso in quelle note, come se fossi tutt’uno con la ghironda. Davvero, non so spiegare quel che provo se non suonando”, dice Carmelo.
Alla fine di questo viaggio con Carmelo Avolio
Parlottando, io e Carmelo abbiamo camminato per i vicoletti di Guardia Piemontese, nonostante le raffiche di vento freddo. Con noi, oltre a Gabriella, Paola Lentini e Concetta Avolio: quest’ultime fanno parte delle tramontane guardiole.
Tutt’e tre, insieme al presidente del centro culturale “Gian Luigi Pascale”, Maria Teresa Florio, e agli iscritti, allargano le braccia a forma di ali per proteggere Carmelo. Per dargli tutto il sostegno di cui ha bisogno, mentre incrociano le dita per la carriera di questo ragazzo.
A 19 anni ha le idee abbastanza chiare. Vuole provare a seguire questo sogno Carmelo, restando in Calabria. E imparare a suonare anche la zampogna e la chitarra battente (chissà che ne pensa Sergio Pugliesi, famoso liutaio calabrese di chitarra battente), per dare il suo contributo alla musica popolare calabrese.
“Perché me ne dovrei andare dalla Calabria? Un lavoro secondario lo trovo. Certo non mi faccio scoraggiare: so che la strada per i musicisti è lunga, tortuosa. Ci vuole impegno e costanza. Forse qui ancor di più rispetto al resto d’Italia. Ma Guardia per me è essenza, è musica che risuona dentro senza fine”.
E io resto affascinata da questo suo talento nel dimostrare determinazione e passione, perché se abbandoni i sogni resti come uno strumento che non viene accordato. Lì, fermo, prendi solo polvere e non vibri più di amore, di te.
Ottenove Carmelo!
NB. Foto di Luana Antonucci
Bellissimo pezzo, ascoltato da vicino 😍
sì, grazie anche al tuo splendido servizio fotografico!
Love u sis