Giovanni Celeste Benvenuto: la rivoluzione dello Zibibbo
Sulle colline di Francavilla Angitola, in provincia di Vibo Valentia, c’è una via che apre a vigneti di Zibibbo e varietà autoctone. L’amministrazione comunale anni fa l’ha dedicata allo Zibibbo, per ricordare i passi che ha compiuto contro vento Giovanni Celeste Benvenuto, un ragazzo così gentile e premuroso, ottimista e sensibile da far esaltare in me tutto il grado zuccherino anche in una giornata senza sole.
Si definisce “calabruzzese” per non rinnegare le sue origini: calabresi (da parte del padre Marco, di Pizzo) e abruzzesi (la mamma Maria è di Tagliacozzo nella Marsica). Anzi, per rafforzarle in questo terreno del nonno Iconio Benvenuto. Tralci di viti che con il passare del tempo rischiavano di cadere nell’oblio, di far vanificare tutti i sacrifici di generazioni che intrecciano tecniche, ricordi e speranze.
Adesso, i grappoli succosi che svettano su questa collinetta, a 350 metri sul livello del mare, rendono la vista ancor più deliziosa. In lontananza si sente la musica di Mozart che coccola la maturazione nelle cisterne dello “Zibibbo IGP”. Un vino a cui Giovanni ha fatto indossare una delle etichette migliori, anche quando gli altri pensavano che “il forestiero” fosse un pazzo, che quei vestiti fossero troppo preziosi per un vino tradizionalmente inteso solo da pasto.
È sera quando faccio questa chiacchierata con Giovanni. La musica di Mozart continua a riecheggiare nelle sue cantine per armonizzare il vino. La sua voce s’inserisce nella melodia senza storpiare le note. Perché l’armonia che si respira e si vive qui nelle cantine Benvenuto è quella della Calabria resiliente. Di un uomo che con la sua famiglia e con i suoi collaboratori ogni giorno innesta il coraggio per non farsi travolgere dalla noia che porterebbe una sconfitta senza averci provato.
E i risultati si vedono, si sentono, si assaporano tutti.
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Dall’Abruzzo alla Calabria: tanti viaggi, un’unica meta

Giovanni con i genitori e il fratello Antonello
“Mio padre è nato a Pizzo. Negli anni Sessanta, a malincuore, lasciò la Calabria e si trasferì a Roma. Poi a Tagliacozzo. Era nel settore edile. Con mamma, tagliacozzana, hanno messo su famiglia a Tagliacozzo: siamo nati io e Antonello. Ma ogni estate partivamo per la Calabria, dove vivevano i miei nonni paterni e tanti zii. Trascorrevamo giornate incredibili: credo che uno dei tasselli di questa mia decisione di trasferirmi a 18 anni in Calabria sia legato ai ricordi rievocati dai cibi, dai sapori gustati con i parenti”, racconta Giovanni.
La passione per la viticoltura scorre nelle sue vene da quand’era piccolo. Infatti, dopo le scuole Medie decide di iscriversi alla “Regia Scuola Agraria” a Scerni, in provincia di Chieti. “Anni bellissimi in cui ho imparato tanto, tra vivai, vigneti, una cantina e terreni che germogliavano. Sono stato in convitto dai 13 ai 18 anni. Vedevo la mia famiglia non spesso, ma sono stati sacrifici che volevo fare perché sapevo che era un’occasione unica per studiare e imparare. Finita la scuola, ho fatto le valigie e mi sono trasferito da solo a Pizzo”.
I terreni del nonno adibiti allo Zibibbo erano abbandonati da tempo. Giovanni s’iscrive all’università in Calabria e nel frattempo inizia a recuperare le vigne. Ne salva in vegetazione due ettari rispettando la coltivazione naturale, adottando tecniche biologiche. Senza forzatura.
La scommessa vinta: lo Zibibbo IGP di Francavilla Angitola

Alcuni vini delle cantine Benvenuto
“Studiavo e lavoravo. Mi chiamavano “il forestiero”. A volte qualcuno anche il pazzo: si era sparsa la voce della mia missione. Pensavano non ce l’avrei fatta. Ma io non me ne sono curato: uscivo con il trattore spinto dalla volontà di ridare valore a questo vitigno. La mia famiglia è stata sempre dalla mia parte. Quando potevano, scendevano i miei genitori, mio fratello Antonello e mia zia Anna (zia materna che per me è una sorella, in parte mamma). Non mi sono mai sentito solo. Ho iniziato a sperimentare diverse tecniche di vinificazione, anche parlando con i contadini della zona. Lo Zibibbo è un vino secco da tutto pasto, senza zucchero residuo. Non era longevo”, ricorda Giovanni.
In quegli anni, comprava il vino dagli anziani del posto. Lo assaggiava a casa e cercava di capire perché non durasse tanto. “Mi sono confrontato spesso con esperti e ho capito che le tecniche adottate tradizionalmente erano errate. Ho adottato quindi un approccio più francese, meno meridionalista. Alla fine sono riuscito a produrre un vino di Zibibbo più fine, più elegante, più duraturo”.
Ma c’era un altro scoglio da superare: lo Zibibbo era considerato solo un vino da pasto che non si poteva vinificare. “Eppure la storia calabrese è segnata da questa varietà. Per undici anni ho combattuto contro la burocrazia”.
Fino a quando nel 2013 la Regione Calabria aggiorna il registro: il primo IGP è “Bianco di Falco”, vino Zibibbo secco, prodotto da Benvenuto. “Che soddisfazione. Sapevo che non dovevo mollare. Da allora è stato un crescendo”.
Vini della cantine Benvenuto: dalla Calabria al mondo

Fino al New York Times
La produzione di vino delle cantine Benvenuto a Francavilla Angitola è a pieno regime. Questo giovane viticoltore esporta in tutto il mondo: ogni nota dei suoi vini riportano alle viti che ha recuperato, alle varietà autoctone. Sette gli ettari: una parte di Zibibbo, l’altra di uva nera autoctona, come il Greco Nero, il Magliocco, la Malvasia, il Calabrese. Ci sono poi altri cinque ettari sono di uliveto e bosco. Il 70% della sua produzione è diretta all’estero: delizia i palati di tanti statunitensi, canadesi, francesi, inglesi. Solo per citarne alcuni.
“Il 21 maggio del 2020, mentre etichettavo lo Zibibbo, ho ricevuto una mail da Margherita, un’importatrice americana. All’interno il link a un articolo del New York Times, firmato dal critico Eric Asimov. Ho cliccato e sono rimasto senza parole: al terzo posto tra i 10 migliori vini italiani sotto i 25 dollari c’era lo Zibibbo secco delle nostre cantine”.
Di riconoscimenti, targhe, vittorie Giovanni Benvenuto in questi anni ne sta ottenendo tanti. Gratificano certamente ma lui vive con i piedi piantati a terra. Dal 2021 il papà di Giovanni è in pensione: spesso lui e la mamma sono in Calabria per dare la loro mano in questa azienda a conduzione familiare. Indispensabile anche il ruolo e il supporto del fratello Antonello, così come è prezioso quello della zia Anna.
“Sono stati da sempre la mia forza. A loro il mio grazie più grande. I traguardi di ogni giorno sono frutto del lavoro quotidiano, attento alla natura, sostenibile, speranzoso. Non potrebbe essere così senza l’aiuto di Nicolino, Vincenzo, Francesca e Barbara: i miei collaboratori, tutti calabresi”.
L’amicizia con Christophe Gillon e le nascite

Christophe Gillon, Giovanni Benvenuto e altri amici
“Ho conosciuto Christophe Gillon nel 2017, quando divenne il mio importatore esclusivo in Francia con la sua azienda. Oltre al rapporto lavorativo nacque una forte stima e amicizia che nel corso del tempo ha aperto la mia veduta e conoscenza sul mondo del vino. Un anno Christophe mi spedì diverse bottiglie da ‘bere e studiare’. Tra queste c’era un Orange Wine. Mi disse: ‘Vedrai che anche tu con il tuo zibibbo potresti far qualcosa di interessante’.
Lo presi in parola – racconta Giovanni – e dopo diversi mesi di studio e ricerca feci il mio primo Orange.
Solo 500 bottiglie tutte vendute in Francia. Aumentai così pian piano la produzione, migliorando ogni anno la tecnica, per raggiungere l’obiettivo di pulizia ed eleganza che contraddistingue ognuno dei miei vini. Arrivai a trovare l’alchemica formula che oggi dà vita a un vino pluripremiato con i massimi punteggi dalla stampa e guide estere ed italiane. Senza l’input di Christophe non avrei dato vita a questo straordinario vino”.
Intanto lo stereo nella cantina continua a far riecheggiare Mozart a 432 Hz: musica a frequenza positiva che contribuirebbe all’armonizzazione del vino. Presto forse sarà da sottofondo anche tra le viti, mentre turisti di ogni parte del mondo assaggiano quel che l’unione sana tra natura e uomo sa donare.
E mentre in uscita ci sono due nuovi vini delle cantine Benvenuto (si affiancano ai più apprezzati, come Celeste, Mare, Terra, Orange), Giovanni si gode l’armonia che le due guanciotte profumate di Elena Celeste, essenza di vita e di amore puro, sanno regalare a lui e alla sua Emanuela.
Solo tu sai raccontare le storie così
Un posto da visitare, un prodotto da assaggiare … e poi riprovare e riprovare 🙂
Sai che bello andare con te, scattare foto, sorseggiare vino, scacciare via tutti i pensieri?
La storia bella si scrive da sé perché ha le radici sane e robuste.
Lov u
Ale
Certamente.
Spero che questa storia bella di Calabria arrivi ai tuoi amici per poter assaggiare queste parole e il vino che Giovanni e la sua famiglia producono con passione e tenacia.
Abbracci,
Ale
Alessia che dirti se non Grazie per quest’altra bella storia di Resilienza
che sei riuscita a regalarci. Leggerti, è ogni volta un piacere così come è un piacere scoprire tanta bellezza a pochi passi da casa nostra.
Continua così, continua a farci respirare bellezza e resilienza.
#ottenove 🍀
Sono rimasto ancora attratto da cotanta bellezza di espressione e contenuti che nn vedo l’ora di trascorrere una giornata alla Cantina e perché no anche ascloltare le.note del vino.Ciao Ale se
mbra veramente tutto un’opera d’arte.
A te caro Luigi dico grazie per il sostegno e per l’emozione che trasmetti ogni volta che leggi un articolo di questo blog.
La speranza è che diventi un’isola popolata da tante persone che cercano il bello della Calabria e lo trovano anche scambiando parole e vibrazioni positive. La resilienza è qualcosa che si impara non solo stando in questa terra ma nel mondo: quindi, continuiamo a portarla avanti per creare meraviglie del cuore, degli occhi, dell’anima.
Sorseggiando un bel calice di vino di Giovanni Celeste Benvenuto! Che se facciamo la brigata per andare, ti teniamo in considerazione così ti diverti a scattare foto!
Abbracci,
Alessia
Grazie zia e zio.
Spero davvero di andarci e di sentire Mozart nelle cantine.
Abbracci,
Lella <3