Cestini e borse in vimini: l’arte di Terenzio Roperto

terenzio roperto artigiano calabrese

Possono dei cestini in vimini rafforzare il legame con la terra natia? Può quell’intreccio di salici e di rami senza corteccia far sentire meno la mancanza della Calabria quando ti trovi dall’altra parte del mondo? Domanda retorica per Terenzio Roperto, 87enne di Intavolata – frazione di Acquappesa (Cosenza) –, che ha trascorso la maggior parte della sua vita in Argentina.

Adesso, fa da spola tra Buenos Aires e Guardia (paese attaccato ad Acquappesa), dove crea sporte con manici di tutte le dimensioni, cestini con coperchio in vimini, borse. Manufatti artigianali che regala ad amici e vicini. Perché la sua è una passione che, quand’era giovane, gli ha dato anche da vivere. Ma ora spera di poter tramandare le tecniche ad altri che, come lui, amano intrecciare vimini e salici.

Proprio come è avvenuto tanti anni fa a lui, in Argentina, quando ha incontrato un emigrato calabrese, dando un senso diverso alla sua esistenza.

Ecco com’è andata.

L’incontro con un calabrese in Argentina

panaro vimini con peperoni secchi calabresi

“A 17 anni, con tutta la famiglia siamo partiti per l’Argentina. Ricordo ancora la sensazione e le emozioni forti provate nel lasciare Intavolata, ma era la strada da percorrere. Ci dovevamo provare. Così è stato. Dopo qualche anno, ho incontrato a Buenos Aires un calabrese. All’epoca avevo 23 anni e cercavo lavoro. Ho iniziato nella sua bottega: lì ho imparato a lavorare il salice e a realizzare i cestini e le borse in vimini”, mi racconta Terenzio mentre sorseggiamo un caffè e mangiamo dei pasticcini alla mandorla.

Occhi trasparenti e mani nodose, questo artigiano mi porta indietro nel tempo e nello spazio, parlando di emigrazione e di sacrifici, di nostalgia per la Calabria e di forza di resistere, di piantare il seme per non lasciarsi andare.

“Ho appreso subito: certo all’inizio non era facile e di errori ne ho commesso. Ma l’intreccio richiede passione, pazienza e precisione. Aveva un modello per realizzare le borse in vimini, di tutte le dimensioni, che facevo anche a mano libera. Le chiamavano “gondole” perché richiamano alla mente l’imbarcazione tipica di Venezia”.

Le borse “gondole” con vimini e tessuto

borse artigianali in vimini modello gondola

Ne ha portato alcune e me le mostra. “Queste le ha rivestite mia moglie con dei ritagli di tessuto che erano da buttare. E pensare che siamo riusciti a farci un bel viaggio di nozze proprio grazie ai guadagni di questi accessori. Erano, infatti, molto apprezzati all’epoca: un accessorio molto versatile per le signore argentine alla moda. Li realizzavo anche nel tempo libero: mi piaceva farle e il mio datore di lavoro era felice che potessi guadagnarci altro al di fuori della bottega”.

Poi, però, Terenzio prende una decisione con i fratelli Roperto: aprire una fabbrica di scarpe fatte a mano (adesso ci lavorano i nipoti). E la vita cambia di nuovo. Il tempo per l’intreccio diminuisce ma non certo la passione. “Appena ero libero, lavoravo il salice e lo modellavo per creare cestini, sporte e borse. È rimasto un passatempo che mi accompagna da anni ormai”, dice Terenzio.

All’inizio per realizzare un accessorio o un cestino ci impiegava un’ora e mezza. Certo dipendeva dalla grandezza e dal modello, ma le sue mani andavano da sole, spinte dalla conoscenza e dalla voglia di fare cose anche nuove.

A 87 anni mi ci vuole anche una mezza giornata. Le mani non hanno la stessa forza e la vista gioca brutti scherzi, ma non demordo perché è come se lo avessi nel sangue”.

La voglia di tramandare i segreti della lavorazione artigianale

mani intrecciano cesto in vimini

“Sono ritornato in Calabria per la prima volta dopo tanti, troppi anni. Sono seguiti altri viaggi, sempre emozionanti. Da tempo, con mia moglie trascorriamo qui dei mesi per stare con nostra figlia. Quando è venuta per la prima volta in Calabria si è innamorata di un ragazzo di Guardia Piemontese e hanno deciso di sposarsi. È figlia unica e lontano non vogliamo stare. Così quando sono nella mia terra, nel tempo libero realizzo cestini in vimini fatti a mano e mi rilasso”.

Li regala agli amici che li usano per metterci dentro provviste e il raccolto della terra.

Ma purtroppo questa lavorazione artigianale, tipica del Mezzogiorno, rischia di scomparire. Cosa fare per tramandarla?

“Se c’è qualche persona interessata, sarei felice di insegnarle gratuitamente la tecnica dell’intreccio”, propone Terenzio. E, come spesso accade con Gabriella Sconosciuto – ci ha ospitato nel giardino di famiglia per questa intervista – è arrivata subito la disponibilità del centro culturale “Gian Luigi Pascale” di ospitare queste possibili lezioni gratuite.

È terapeutico. Lavorare il vimini mi dà una sensazione di pienezza, di pace. Questo è importante perché se non c’è la passione non si riesce. Quindi, spero che qualcuno risponda all’appello, così da continuare a intrecciare questa storia”.

Mangiamo un altro pasticcino, scattiamo delle foto, ridiamo con Gabriella. Terenzio va in macchina e torna con una sorpresa per me: dei piccoli cestini. Sono regali graditissimi, come le sue parole che intrecciano emozioni e sacrifici di chi è lontano ma ha lasciato le radici nella sua terra.

Ottenove!

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