Vendemmia in famiglia: la convocazione di papà

Vendemmia: Uva a forma di Calabria

“Siamo state convocate da papà per la vendemmia in famiglia. Ha già comprato delle piccole cesoie per noi. Dice che ci insegnerà a usarle: forse teme che gli roviniamo le viti o che ci facciamo male?”.

Così, con questo messaggio della sister in love, vengo a sapere della novità di quest’anno: la convocazione per la vendemmia con papà, zio Aldo – fratello di mio padre – e zio Pimpy: in realtà si chiama Antonio ed è il cognato di mio zio Aldo.

Insomma con i nomi e le parentele è un intreccio di famiglia, proprio come quelle viti che stringono forte i grappoli di uva bianca e nera nella nostra vigna a Cirimarco, piccola frazione di Bonifati.

Calabria e la vendemmia in famiglia: tutti a Cirimarco

uva-vendemmia

Sin da piccola sono stata abituata a vivere di “terra”, aspettando l’acqua per il buon raccolto. Senza sprecare i giorni per seminare bellezza.

Forse è un caso, ma appena abbiamo iniziato a raccogliere l’uva, ho trovato un grappolo a forma di Calabria. L’ho tagliato con attenzione come mi ha insegnato papà per poi mostrarglielo come una bambina.

“A che assomiglia, pa’?”.

“All’Italia”, mi fa lui, megalomane. Per poi ridimensionarsi: “Beh, di più alla Calabria. Ottenove!”, dice, facendo scattare in me un sussulto di orgoglio.

Sarà uno dei tanti grappoli che poi abbiamo messo in una cesta di vimini, intrecciata a mano da papà. Sì, perché mamma è stata chiara: portare dell’uva bianca e nera da regalare ai parenti, ai vicini e agli amici, proprio come faceva nostra nonna Iolanda (in realtà si chiamava Maria Francesca, altro intreccio strano), di lato paterno.

Un modo per condividere con gli altri la bontà della terra specie per chi non aveva di che mangiare; per augurare alla famiglia l’unione e la prosperità che non deve mai attirare l’invidia.

La colazione prima della vendemmia: niente pane in vigna

uva-bianca-nera-arnesi-vendemmiaRestando in tema di ricordi e tradizioni, mio zio Aldo mentre tagliamo con le cesoie i grappoli mi racconta che nella vigna non si fa colazione. Non si mangia pane.

Anziammai! (tradotto “Non sia mai!”). Fa acido e manda in rovina tutto il vino. Quando eravamo ragazzini e i vigneti erano di più, ci trovavamo prima della vendemmia. Mangiavamo presto, tutti insieme, per poi andare a vendemmiare. Non ci deve essere neanche una briciola di pane. Tu hai fatto colazione, vero?”.

Poco più in là ci sono zio Pimpy (i suoi racconti esilaranti mi hanno fatto compagnia per tutta la giornata!) e papà.

Prendono da sotto i grappoli di Nero d’Avola, Malvasia bianca e Magliocco. Chiudono ogni grappolo con i palmi verso l’alto e, con delicatezza ma con tocco netto, lo tagliano. Io resto ammaliata.

Zac-zac. L’uva bianca e quella nera vengono messe in cassette diverse. Quella più rovinata in un secchio.

“La raccolgo lo stesso?”, chiedo davanti a dei grappoli neri meno tondeggianti degli altri.

“Si piglia tutto”, mi dicono all’unisono, neanche fossimo in una scena di Gomorra!

Il trattore e la diraspatrice: aspettando il vino

con le ceste di uva

Papà, zio Pimpy e zio Aldo col bottino

Bellipapà, non fare tanto la delicata con l’uva. Jamu. E non ti strapazzare: come fai a prendere quella cassetta così piena? Lascia stare che ci pensano loro”.

In effetti, senza dirselo, si sono divisi i compiti come l’uva da raccogliere (non so a quale edizione sono arrivati!). Zio Aldo la nera, zio Pimpy la bianca.

Sollevano entrambi sulle spalle le cassette e le posizionano ai lati della vigna. Poi passa papà con il trattore. Le caricano, le legano con una corda e iniziano piano piano a salire, mentre papà fa piccole manovre. Ogni tanto mugugnano, si punzecchiano ma poi tutto svanisce con una risata fragorosa.

Il cielo si è schiarito, altri contadini sono nei campi a lavorare. La campana della chiesa vicino a noi rintocca ogni 15 minuti e noi dal primo filare in basso siamo arrivati all’ingresso della vigna.

Tempo di attraversare la strada e li trovo tutt’e tre davanti la casa: fatico un po’ per farli mettere in posa e scattare delle foto (che poi, come sempre, mi chiedono di inviare). Azionano la diraspatrice e cominciano le altre fasi della vendemmia.

Pronta per l’altra convocazione: la raccolta delle olive

mio padre taglia i grappoli d'uva

Il mio lavoro però è finito. Mi mandano negli spogliatoi. Prestazione ottimale. Mi hanno infatti già convocato per la raccolta delle olive. Intanto aspettiamo san Martino, quando ogni mosto è vino.

Il tempo ci è venuto incontro. Nessun acquazzone, come quello che qualche giorno prima ha fatto saltare tutto. Nessun mio ruzzolone, come temeva mio padre, anche se non lo ammetterà mai.

Ogni acino caduto è stato raccolto, come mi hanno raccomandato sin dall’inizio, forti dell’insegnamento della loro nonna Carmela. “Mammamia, che faceva la tua bisnonna se vedeva che lasciavi per terra un chicco! Si prende tutto!”, continuano con la saga di Gomorra.

Tra quei filari di uva, ho risentito le voci di mio nonno Domenico e dei miei zii che ormai non ci sono più. Li ho rivisti quando vendemmiavano, pigiando con i piedi l’uva. Per poi mangiare tutti insieme le prelibatezze preparate da zia Carmelina.

Prendendo quei grappoli e assaggiandone ogni tanto il sapore (non avevo fatto colazione zio!), ho sentito il gusto delle tradizioni che non ammuffiscono mai quando c’è amore.

E mi sono rilassata, come voleva mio padre. Perché lui sa leggere il cuore, il mio, da sempre.

 

 

6 commenti
  1. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Grazie mille cara Lia.
    Alla prossima, ci metto buona parola per farti convocare. Che ne dici?
    Abbracci, tanti.
    Ale

  2. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    AHAHAHA,
    in effetti è stato uno show, in pieno stile Antonucci…
    Alla prossima ti aspettiamo.
    Ci manchi.
    Baciuzzi

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