Cesare Marino: come sono rinato con la fotografia

Il dramma, il trasferimento a Berlino e le foto alle finestre per guardare la vita da prospettive sempre diverse.

Finestre blu, foto minimal di Cesare Marino

Oltre le finestre, foto di Cesare Marino

Chissà perché pensiamo di essere destinati a seguire i monotoni binari della vita, quasi come se fossimo dei viaggiatori stanchi.

Talmente assopiti da non accorgerci del panorama che sfila sotto i nostri occhi.

Poi, però, qualcosa di inaspettato fa scattare la presa di coscienza. Così, ogni particolare prende forma nella nostra mente quasi a spronarci che è il momento della metamorfosi.

Così è stato per il fotografo Cesare Marino, cosentino. A 50 anni ha deciso di lasciare il suo lavoro da commercialista (ricorda la storia di Gloria Solferino) e la Calabria.

Pochi vestiti, in mano una macchina fotografica e tanta voglia di rinascere.

Direzione Berlino. Qui, tra volti nuovi, ha riscoperto anche il suo, diventando uno dei più apprezzati fotografi del minimalismo architettonico.

Cesare Marino: da commercialista a fotografo a Berlino

Fotografia di Cesare Marino: pochi dettagli

Stazione autolinea Cosenza, Marino

“Lavoravo in uno studio commercialista di Cosenza. Mi occupavo dei condomini e di altre scartoffie.

Una noia che si stava impossessando di me. Non c’erano gratificazioni.

A 50 anni mi sono chiesto che senso avesse rimanere in Calabria”.

Cesare inizia così il suo racconto.

Fa delle piccole pause, come a dosare il giusto peso da dare alle parole. È nel suo appartamento di Berlino, io a Cittadella.

A far da sottofondo una canzone di Marilyn Crispell, che sembra cullare ogni passaggio della sua storia.

Cesare ha imparato a fotografare, senza seguire alcun corso.

“Mio padre mi spiegò le tecniche rudimentali, come la sensibilità della pellicola, il tempo di esposizione, l’apertura del diaframma. Girava per le strade di Cosenza con una Voigtländer, la vecchia macchina fotografica tedesca di mio nonno”.

Il dramma personale: il viaggio come scoperta di sé

Marino: fotografia come terapia

I dettagli essenziali

Per un anno ha collaborato con un fotografo di Cosenza. Ma quella vita gli stava stretta. Aveva bisogno di aria nuova da far entrare nei polmoni, di nuovi sguardi per dare ossigeno al suo cuore devastato.

Nel 2010 ho perso mio figlio, il più piccolo, per una malattia rara. Sono rimasto in Italia per tutta la durata del processo d’appello.

Poi, disgustato da tutto e da tutti, ho deciso di vendere quel che avevo. Ho comprato un biglietto di sola andata per Berlino e il 18 ottobre sono arrivato nella capitale tedesca.

Non avevo tanto in tasca, ma sapevo che era la strada da seguire”.

Riannoda i fili del dolore senza far vedere il gomitolo che gli ha fatto perdere il respiro per tante, tante volte.

Sapeva che se fosse rimasto, non ne sarebbe uscito vivo. Cesare ha scelto di viaggiare alla scoperta di sé. E ci è riuscito a Berlino.

Marino: le prime mostre fotografiche e gli scorci berlinesi

Incontri a Berlino, foto Marino

Incontri a Berlino, foto Marino

Da tre anni Cesare vive e lavora nella capitale tedesca.

Voltato pagina, ha promesso a se stesso che si sarebbe guadagnato da vivere solo con la fotografia e con lavori manuali.

“Appena sono arrivato, una mia amica mi ha trovato una sistemazione a Berlino est. Ho iniziato a lavorare facendo pulizie; traslochi. Ho montato mobili e sistemato appartamenti”.

Cesare non sa bene se sia stato coraggioso o folle, ma quella macchina fotografica l’ha aiutato a scovare i particolari di un’esistenza che rischiava di scomparire lentamente.

Nel 2015, a Roma, ha esposto le sue fotografie in una mostra.

Tuttavia, vivere di arte è dura, “specie al sud. Una mia amica mi disse che se ci volevo provare seriamente dovevo andare da Milano in su.

Scelsi Berlino. E sono rinato. L’aria è bellissima, la gente qui si fida e io ho ritrovato la mia dimensione”, dice con entusiasmo.

Fotografie minimaliste: Marino e il fascino per le finestre

Tre anni dopo espone le sue fotografie in una mostra a Berlino.

Cominciano le richieste di privati come le collaborazioni con altri artisti e professionisti.

Le sue foto suscitano interesse, come la tecnica che usa Marino per riportare la realtà. Tutto è ridotto all’essenziale, con pochissimi dettagli.

Ogni suo scatto è un sussulto di bellezza. Resti affascinato per quelle foto pulite, con un fascio di luce.

Sono per lo più istantanee che ritraggono finestre di edifici nuovi, che scova a Berlino, tra una pedalata e un’altra in bicicletta.

Foto Marino finestra su sfondo giallo, Cosenza

La prima volta, però, fu a Cosenza. Rimasi colpito da una finestra con avvolgibile chiusa. Da lì ho iniziato a scattare foto agli affacci sulle strade, per lo più di edifici moderni. Non so che cosa mi spinga a farlo”.

Intanto la musica di Marilyn Crispell continua a risuonare nel suo appartamento di Kreuzberg.

“Sono free-lance per una testata giornalistica sportiva: feci un provino alla Mezza Maratona di Berlino e lo superai. Da allora, per lavoro fotografo soggetti in movimento, nel pieno della vitalità, dell’energia.

Quando curo la mia parte artistica, invece, scatto foto alle finestre, elementi inanimati, immobili. Sono attratto dagli angoli anonimi”.

La post produzione, le mostre, la copertina per Feltrinelli

Foto Marino scelta da Feltrinelli

La copertina per Feltrinelli

Non c’è, però, nessuna frattura interna in questo artista che, con il tempo, sta conquistando il suo posto nel mondo della fotografia minimalista.

Anche per imparare a usare i programmi della post produzione, Cesare ha potuto contare solo sulle sue forze. Tenace, c’è riuscito.

“Nella fase del “taglio”, elimino tutte le parti inutili. Meno roba c’è dentro, meglio è. Gioco soltanto su contrasto, luminosità, saturazione e bilanciamento del bianco.

Le stampe, il più delle volte, su forex o su alluminio. Raramente su acrilico. Alla fine le foto, con quei colori netti, non mi assomigliano affatto, ma piacciono. Ed è sempre una bella scoperta”.

Una sua fotografia con delle finestre è stata scelta dalla Feltrinelli per la copertina del romanzo di Ezio Mauro.

Nella sua Berlino, in questi giorni di autunno inoltrato, Cesare sta avviando delle collaborazioni con dei professionisti e dei viaggi per dei reportage fotografici.

Alla fine di questo viaggio…

Cesare Marino, fotografo freelance Sportograf

Per Sportograf, Cesare Marino

Ma lui resta con i piedi ben saldi a terra. Continua a svolgere tanti lavori, a camminare per le strade di questa sua nuova vita pronto a scattare foto, a catturare i particolari.

Non solo finestre, ma anche pontili, graffiti e gli sguardi di chi incrocia lungo il suo cammino.

Sempre con la nitidezza degli occhi, incorniciati da piccole rughe. Senza filtri.

Non ne ha bisogno Cesare Marino: ha saputo capovolgere la sua esistenza quando sembrava fosse arrivata al capolinea. Ha preso la sua vita in mano lontano dalle sue radici per trovarne, altrove, delle nuove.

Cesare Marino, foto minimal

“Impara a vivere”, foto Cesare Marino

Sa che nel mondo non ci sono confini. Che l’arte può abbattere le barriere e far sentire vicino chi è a migliaia di chilometri di distanza.

È la bellezza della scoperta, della condivisione, del proprio posto nel mondo.

Di luci che, sulla strada, trasformano le ombre in forme nitide per continuare a camminare.

Senza pesi sulle spalle, con finestre che affacciano sulla tua anima. Per sempre.

Foto gentilmente concesse da Cesare Marino (trovi i suoi scatti su Facebook: Cesare Marino – e su Instagram: Quinlan 65).

Nb. Se ho potuto scoprire questa storia è grazie a una cara amica: davanti a un tramonto e a un mare di sogni, mi ha mostrato l’arte  di Cesare Marino.

A te, infinitamente grazie!

16 commenti
  1. Lia
    Lia dice:

    Trovo questa intervista davvero interessante, il tuo modo di scrivere risulta chiaro e diretto. Un frammento di vita vera descritto in modo da toccare il cuore e da cui scaturiscono dettagli significativi. Complimenti a ottoenove e all’artista

  2. Laura Cipolla
    Laura Cipolla dice:

    Mizzica che bella storia! Una fonte di ispirazione per non viaggiare assopiti sui binari della monotonia e della routine, ma fermare il treno e scendere anche a caso, smorzando quel circolo vizioso del DOVER ESSERE e innescare la rigenerazione del VOLER ESSERE. Grazie!

  3. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Cara Lia,
    grazie per il tuo commento. Il merito è di Cesare Marino: della sua capacità di prendere in mano la vita per trovare una nuova luce.
    Spero che ci siano tante finestre aperte, tante strade, tanti nuovi, cari sguardi nella vita di ognuno.
    Sono queste le fotografie che adoro.
    Abbracci,
    Alessia

  4. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Ciao Nadia,
    hai scritto bene. Cesare Marino è davvero bravo: un artista che non sale su un piedistallo, ma racconta la vita con uno sguardo nitido.
    Quelle finestre raccontano molto. Io sono affascinata dalle sue foto. Tu?
    Abbracci,
    Alessia

  5. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Cara Laura,
    una bella storia di rinascita. Vero, quei binari li percorriamo così assopiti da non scorgere i particolari. L’essenza.
    La lotta tra dovere ed essere. La storia di Cesare Marino mi ha insegnato che spesso ci nascondiamo dietro alibi, per paura di prendere delle decisioni.
    Lui, con il cuore devastato, la delusione, e quel pizzico di luce negli occhi ha cercato di rinascere.
    E ci è riuscito.
    Così, all’angolo della vita non c’è più lui.
    Grazie per la tua preziosa testimonianza.
    Abbracci,
    Alessia

  6. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Ciao Caterina,
    grazie mille. Quante emozioni in un racconto di vita vera.
    Chissà se inizierai a guardare anche tu (ammesso che non lo faccia già) le finestre delle case.
    Ti abbraccio,
    Alessia

  7. agnese
    agnese dice:

    Cara Alessia,
    grazie di questa storia di rigenerazione e delle bellissime finestre di Cesare.
    Mi chiedevo se ci sia un collegamento tra la scelta di Berlino e la macchina fotografica tedesca del nonno.
    Buon viaggio,
    Agnese

  8. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Cara Agnese,
    chissà se c’è un collegamento tra quella macchina fotografica e Berlino!
    Ho pensato che fosse un segno. Quasi il richiudersi del cerchio di una storia di amanti della fotografia. Da padre in figlio.
    Grazie per le belle parole.
    Buon viaggio a te, che sei splendida quando ti affacci con il sorriso dalla finestra delle vita.
    Abbracci,
    Alessia

  9. Fabio
    Fabio dice:

    Ci vuole tanto coraggio per reinventarsi. Ha solo cambiato punto di vista, facendo disruption del suo vivere quotidiano, guardando attraverso l’obiettivo. Brava Alessia e grazie di portare a conoscenza .queste belle realtà .

  10. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Ciao Fabio,
    scrivi bene: ci vuole coraggio per reinventarsi.
    Credo che se arrivi alla consapevolezza dell’unicità della vita, comprendi la necessità di modificare, di apportare nuove scelte per migliorarla.
    O ti accontenti.
    Io penso che Cesare, come molti, sia stato coraggioso. E credimi: mi sento piccola, piccola.
    Non ho questo coraggio, non sempre.
    Abbracci,
    Alessia

  11. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Cara Graziella,
    sono io che ringrazio te per l’attenzione per le belle storie che racconto su ottenove.
    Tu di cambiare prospettiva e di vivere al meglio ne sai tanto: lo metti in pratica ogni giorno.
    Ma cosa puoi consigliare a chi non ha il coraggio di tali scelte?
    Abbracci,
    Alessia

  12. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Cara Rita,
    sì una bella storia. Pensi che noi che viviamo in questo piccolo paese siamo coraggiosi o ci accontentiamo?
    Da fotografa, immagino che gli scatti di Cesare ti siano piaciuti tanto.
    Quelle finestre prendono l’anima.
    Abbracci,
    Alessia

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