A te, la mamma migliore che vorrei essere

A te, la mamma migliore che vorrei essere è una lettera alla mia мамочка (la mia mammina, in russo), coraggiosa, forte, ansiogena, dolce, ironica, allegra, protettiva, confusionaria, caotica, sorprendente, nevrotica, resiliente, amorevole (potrei continuare all’infinito), proprio come la tua! E mica solo oggi che è la festa della mamma? No, sempre. Ho scelto te e tu hai scelto me, Domenico e Luana. Per sempre.

Festa della mamma calabrese: l’amuri ‘i mamma non t’inganna

A te, la mamma migliore che vorrei essere

Mia madre e io piccola piccola

L’amuri ‘i mamma non t’inganna (l’amore di mamma non ti inganna) è un proverbio calabrese che ripeteva mia nonna Ada, quando parlavamo di amori e amicizie. Per far capire che la sincerità di una mamma non è per ferire: quelle parole servono, spesso, ad aprire gli occhi.

Anche se non lo capisci subito, ma di lei ti puoi fidare. Perché? Perché ti conosce meglio di chiunque altro, che ti indica la via, che è porto sicuro, frigo aperto, fornelli sempre accesi quando hai voglia di pasta con pomodoro. Prima mamma e poi amica (sì, ci sono anche le altre combinazioni), ma a te, che sei la mamma migliore che vorrei essere, l’amore di una vita!

Oggi questo detto calabrese, infatti, mi sembra quello più azzeccato per la festa della mamma e fare gli auguri alla mia “regina madre”, come la chiamiamo io, Domy e Luly.

E a tutte le mamme del mondo (come dice la canzone? Son tutte belle…)

Per te ogni libro della Modignani, sorrisi, salumi calabresi

Oggi che è la festa della mamma, voglio pubblicamente dirti che ti perdono per avermi vestito, per anni, da Pierrot, divertendoti a disegnarmi la lacrimuccia sul volto pieno di cerone. Ma senza sarcasmo e cattiveria.

Per avermi fatto tagliare i capelli corti da Vittorio, il barbiere di papà, dicendomi – quando ero in macchina e ti volevo azzannare – che era un taglio alla moda.

Le domande incessanti per dirmi: ti voglio bene

Che sono grande abbastanza: so, cara mamma, che il tuo “Chiama quando arrivi”, “Vai piano”, “Mangia qualcosa che sembri un cadavere”, “Perché non smetti di scrivere e vai a fare una passeggiata?”, “Andiamo a fare la spesa”, “Andrà tutto bene”, “Sei una roccia”, è il tuo modo per dimostrarmi, sempre, quanto mi ami. Quanto ci ami!

Beh, мамочка: ti svelo un segreto! Lo so, lo sappiamo da quando sono nata, siamo nati!

A te, la mamma migliore che vorrei essere, sempre grata

A te, la mamma migliore che vorrei essere è un pensiero dolce anche alle mie cugine (dirette Maria Francesca, Simona, Anna Chiara, Ileana, Elena. Acquisite: scusate ma qui l’elenco è troppo lungo, per fortuna!), alle mie amiche: quei piccoli che avete messo al mondo (sì adesso alcuni sono grandi) mi regalano, infatti, gioia infinita da quando ho visto le loro manine.

Quando una mamma condivide la gioia

Anche quando erano minuscoli e temevate di farmeli cullare.

Me li avete affidati per portarli a mare, a raccogliere conchiglie, a seguire il sole mentre si cala nell’infinito delle onde, a studiare, a tenerli lontano per un po’ come faceva mia madre, mia nonna, le mie zie (Pina e Mirella) quando ci mandavano da zia Sara.

Sos vicini e zii per le mamme: u tartignu” in Calabria

Alla mia mamma, la migliore per me

E come si divertiva a vestirmi da Pierrot

E sì… “Vai da lei e dille che ti mi serve u Tartignu“. Chissà quanto volte, noi calabresi, ci siamo sentiti ripetere questa frase (ovviamente con diversi cadenze, nomi, ma il concetto è quello) da mamme indaffarate a preparare il pranzo, rassettare la cucina, lavorare, fare la salsiccia (ricordo mia nonna!), o semplicemente avere cinque minuti di pausa.

Quando ero piccola e abitavo ad Acquappesa, ci mandavano a prendere “u tartignu” da zia Sara.

Che cos’è u tartignu?

“Vai da zia Sara e fatti da’ nu pocu di tartignu” (Vai da zia Sara e fatti dare un po’ di “tartignu”).

Che cos’è? Un modo innocente e solidale per dire all’amica, alla zia, alla vicina di intrattenere per un po’ quegli inconsapevoli bambini che aspettavano (forse si usa ancora) quel famigerato tartignu da portare alla propria mamma.

Non so come zia Sara calcolasse il tempo per tenere me, Antonio, Domenico, Francesco, Elena, Luana e Raffaele occupati in altro e non dar fastidio alle nostre mamme e a nonna.

Ma certo il finale di zia Sara era sempre lo stesso: “Dille che non l’ho trovato”.

La solidarietà tra madri e donne

Ecco, il mito del tartignu continua: solo che adesso i piccoli non si devono scervellare per capire di che si tratta. Non immaginano che forma abbia, di che sostanza è, a che serve per le loro mamme (tutte domande che, poi, abbiamo smesso di porci noi cugini ormai grandicelli).

Quindi, amiche e cugine care, quando mi ringraziavate o mi ringraziate perché ho tenuto con me i vostri piccoli, non sapevate e non sapete che sono io a dire grazie per quelle ore di infinita e sorprendente spensieratezza.

Ai vostri cuccioli che sono anche nostri, zia sempre

A questi bimbi e bimbe forti e intelligenti, dolci e sensibili,

  • che mi hanno fatto salire, così, su un treno per provare l’ebbrezza di suonare in mezzo a una stazione deserta;
  • conoscere tutti i tipi di dinosauri;
  • sotto il palco per saggi di danza (mia cugina, mia nipote è quella lì);
  • cantare jingle bells anche a Pasqua; fare la groupie durante un concerto su un terrazzo;
  • esultare per un goal, per un tuffo, per un pesciolino avvistato in mare.

Potrei continuare all’infinito!

Oggi ringrazio per lo stupore della meraviglia di sentirmi chiamare zia anche quando non c’è nessun legame di parentela (grazie Simona, Annarita, Fiorella, Deborah, Francesca, Agnese, Federica, Miriam, Ileana, Claudia), quando la legge dice che siamo solo cugini di secondo grado (grazie Assunta). Ma chi glielo spiega che quell’affetto travalica ogni normativa e crea un circolo di amore infinito?

A te, la mamma migliore che vorrei essere, sarai, e a me

La mia mamma, maestra di vita

La mia maestra (di vita)

La mamma migliore che vorrei essere è per te che stai per diventare madre, lo sei diventata da poco (benvenuta al mondo piccola Cloe), ci sta provando (ottenove a te), non ci è riuscita (il tuo amore è per tutti), lotti con l’orologio biologico e cure per poter stringere un cucciolo di uomo.

La mamma migliore che vorrei essere è anche per me: donna single di tot anni, forte, lavoratrice, sensibile e insicura, determinata, confusa a volte ma felice spesso, che sta imparando, serenamente, a convivere con l’idea di non diventarlo mai e immagina come sarebbe stato.

Con l’emozione che supera ogni proiezione, con l’immagine di un pancione che l’avrebbe curvata ancor di più, con quelle mani a sentire come scalpita dentro una vita!

Che poi vita è tutt’intorno a me! Ed è il bello di essere una donna fortunata!

6 commenti
  1. Federica
    Federica dice:

    Grazie davvero per la tua sensibilità ed il tuo grande affetto che dimostri scrivendo e vivendo!! Spero di riabbracciarti presto! Sei grande, Ale?

  2. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Grazie Fede.
    Te lo mando in LIS (cioè immagina come se ti dicessi grazie in LIS).
    Spero di vederti presto e di imparare altri segni.
    Intanto, abbraccia Anita e continua a fare l’ottimo lavoro da mamma.
    Abbracci,
    Ottenove

  3. Alessia Antonucci
    Alessia Antonucci dice:

    Grazie mille a te,
    per la gioia di queste creature che mi regalano sempre felicità.
    Non vedo l’ora di riabbracciarli e di cominciare a coccolare anche Loris.
    Brava tu, forte e coraggiosa mamma.
    Abbracci,
    Ottenove

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